Quando un’amicizia crea una leggenda: Vasco e Gaetano

Pubblicato il 14 novembre 2025 alle ore 22:15

di PIERANTONIO LUTRELLI - Due ragazzi emiliani, una radio libera, una manciata di dischi e un sogno grande come la musica. Da quella Zocca di provincia, tra colline, nebbia e sogni, Vasco Rossi e Gaetano Curreri iniziano un viaggio che nessuno avrebbe mai immaginato. Erano solo due amici, due spiriti inquieti con la voglia di cambiare aria — e suoni — in un’Italia che scopriva la libertà attraverso la musica. Fondano Punto Radio, una delle prime radio libere, con un microfono, qualche vinile e una BMW nera che faceva molto DJ anni Settanta. Vasco si divertiva a passare i dischi, a parlare al microfono con quella sua voce roca e ironica. Curreri, invece, già respirava musica in ogni gesto, con quella precisione da musicista vero e la curiosità di chi non si accontenta mai. Non potevano saperlo, ma da quell’incontro sarebbe nata un’amicizia capace di attraversare cinquant’anni e cambiare per sempre la musica italiana. È stato proprio Curreri, come Vasco ha più volte ricordato, a spingerlo a cantare. «Se non avessi incontrato Gaetano Curreri, non avrei mai fatto il cantante», dirà anni dopo. Gaetano intuì in lui qualcosa di diverso: quella voce ruvida, quella sincerità che non sa di posa ma di vita vera. Lo incoraggiò, lo produsse, lo sostenne. Fu lui a convincerlo a incidere ‘Jenny’ e ‘Silvia’, e a firmare come produttore i primi album: ‘…Ma cosa vuoi che sia una canzone…’ (1978), ‘Non siamo mica gli americani!’ (1979), ‘Colpa d’Alfredo’ (1980) e ‘Siamo solo noi’ (1981). Insieme inventarono un linguaggio nuovo: rock e poesia, ironia e dolore, realismo e libertà. Molti definiscono Curreri l’inventore di Vasco Rossi, colui che ha creduto in lui prima ancora che Vasco credesse in se stesso. E se Vasco è diventato una leggenda, è anche grazie a quella fiducia iniziale. Un legame che non si è mai spezzato, neanche quando le strade si sono divise: Vasco verso il rock degli stadi, Curreri verso la carriera di autore e frontman con gli Stadio, band che suonava anche con Lucio Dalla e Francesco De Gregori e che ha scritto alcune delle pagine più belle della canzone italiana. La loro amicizia, tuttavia, è rimasta intatta. Vasco ha sempre mantenuto vivo il sentimento della gratitudine. Vasco Rossi disse che ha scritto ‘Lo zaino’, presentato poi nel ’99 dagli Stadio, “per una questione affettiva: l’unico maschio per cui ho scritto canzoni è Gaetano Curreri. È grazie a lui se ho cominciato questo mestiere. È lui che mi ha spinto a incidere ‘Jenny’ e ‘Silvia’ ed è lui il produttore dei miei primi album”. Un gesto semplice ma enorme, perché ‘Lo zaino’ è un brano che parla di memoria, complicità e vita condivisa. Nel luglio 2025, Curreri ha condiviso sui social un messaggio che racconta in modo nitido la forza di questo legame. Riprendendo un video del tour di Vasco Rossi, in cui il Komandante dice al pubblico «Tutta colpa sua se sono qui sul palco» – colpa in senso buono, per dire che fu proprio Gaetano a spronarlo a iniziare – Curreri ha scritto: “Senza di te non avrei mai iniziato.”  “A Roma, nella chiusura di un tour meraviglioso, mi hai guardato negli occhi dal palco e mi hai detto queste parole. Ma sono io che ringrazio te, per tutto quello che mi hai dato. Ritrovarsi qui, quarant’anni dopo, con lo stesso istinto e la stessa passione. Grazie per continuare a dare luce a ciò che, oltre alla nostra amicizia, ci terrà uniti per sempre: la musica. TVB. Gaetano, il tuo Co–Tutto ❤️”. Un post breve (https://www.facebook.com/watch/?v=582562644656925&vanity=GaetanoCurreriOfficial) ma pieno di verità, che chiude idealmente un cerchio durato cinquant’anni: due artisti, due amici, una sola storia. Dietro la nascita di ‘Albachiara’, uno dei brani più iconici della musica italiana, c’è ancora Curreri. Fu lui a scrivere la celebre introduzione musicale, quella melodia delicata e riconoscibile fin dalle prime note, prima che Vasco completasse la canzone. Anni dopo, mentre suonava con gli Stadio al fianco di Lucio Dalla, fu proprio Dalla a spronarlo bonariamente: «Ma com’è possibile che hai scritto l’introduzione di ‘Albachiara’ e non hai mai scritto una canzone tua? Se non lo fai, ti licenzio». Curreri prese la sfida sul serio: compose la musica di ‘Ma chi te l’ha detto?’ e Dalla ne scrisse il testo in quindici minuti. L’Emilia, in quegli anni, era così: amicizia, musica, istinto, talento che si contaminava senza gelosie. Nel 2024 Vasco pubblica una nuova foto con Gaetano: «È venuto a trovarmi a Zocca… in corriera come faceva una volta, ai tempi di Punto Radio». Due settantenni che si comportano ancora come ventenni, che ridono, scherzano, si emozionano. Vasco e Gaetano non sono due star: sono due amici che hanno attraversato la vita senza mai perdersi. Il successo di Vasco è anche il successo di Gaetano. Si vede negli occhi di Curreri la felicità per l’amico che ha spiccato il volo. E si sente, nel modo in cui Vasco parla di lui, che la gratitudine non è un ricordo, ma un sentimento vivo. Oggi Vasco è una star internazionale, un’icona capace di riempire gli stadi da oltre quarant’anni. Curreri è un autore straordinario. Entrambi sono rimasti fedeli alla loro terra. Negli anni Ottanta e Novanta, quando i palchi del mondo erano dominati da Madonna, Michael Jackson e gli U2, solo un artista italiano riusciva a reggere quel confronto: Vasco Rossi. Riempiva gli stadi come nessun altro, spesso superando perfino i giganti stranieri. I suoi concerti sono riti collettivi che iniziano mesi prima, con biglietti che spariscono in poche ore e fan che si mettono in fila sotto il sole dalle prime luci dell’alba. È una liturgia laica, un’appartenenza, un pezzo di vita. E forse è proprio questa la vera lezione di Vasco e Gaetano: che dietro ogni grande artista c’è sempre un amico che ci ha creduto. E che la gratitudine, a volte, è la forma più pura di rock’n’roll.