
di PIERANTONIO LUTRELLI - È una riflessione che mi accompagna da tempo, e che oggi, in questo contesto così fragile e frastagliato, sento il bisogno di condividere: il prossimo Papa potrebbe — e forse dovrebbe — essere italiano. Da oltre quattro decenni la Chiesa ha guardato lontano, scegliendo papi provenienti da terre simbolicamente e strategicamente importanti. Prima Giovanni Paolo II, dalla Polonia, a segnare la fine della Guerra Fredda. Poi Benedetto XVI, dalla Germania, voce della teologia e del rigore. E infine Francesco, il Papa venuto “quasi dalla fine del mondo”, portatore di un’umanità nuova, profetica, e profondamente pastorale. Ma oggi lo scenario è diverso. L’Europa non è più il centro del mondo, ma resta un nodo cruciale nel destino della Chiesa cattolica. È il continente in cui la fede arranca, ma in cui la domanda di senso, spesso silenziosa, è ancora viva. Un Papa europeo, capace di comprenderne le tensioni culturali, sociali e spirituali, potrebbe essere una risposta forte. E tra i Paesi europei, l’Italia — per tradizione, per centralità, per presenza nella Curia — si ripropone come candidata naturale. Se non sarà nuovamente la Germania (e dopo Ratzinger, sembra improbabile), perché non l’Italia? Il collegio cardinalizio offre profili di grande spessore. Alcuni, già oggi, emergono con chiarezza: Matteo Zuppi, il cardinale “di strada”, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, voce inclusiva, instancabile costruttore di dialogo e pace. Pietro Parolin, il Segretario di Stato, figura solida, diplomatico di razza, che conosce ogni piega delle stanze vaticane. Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro, francescano con forte spiritualità e discrezione operosa. Pier Battista Pizzaballa (nella foto), patriarca latino di Gerusalemme, francescano bergamasco, con una lunga esperienza in Terra Santa. La sua profonda conoscenza del Medio Oriente e il suo impegno per il dialogo interreligioso lo rendono un candidato di rilievo. Non sono previsioni, ma possibilità. In fondo, i conclavi sorprendono sempre, e lo Spirito si muove libero. Ma l’idea di un Papa italiano oggi non è nostalgia: è, forse, una necessità. Perché la Chiesa, in un tempo così incerto, potrebbe aver bisogno di tornare simbolicamente “a casa”, per ripartire verso il mondo con nuovo slancio.