
di PIERANTONIO LUTRELLI - C’è un ragazzo che nasce e cresce nella 219 di Pomigliano d’Arco, quartiere difficile dove il pallone è più di un gioco: è speranza, è sogno, è futuro. Quel ragazzo si chiama Totò Di Natale, e con il pallone ai piedi disegna poesia tra le strade polverose, mostrando da subito una tecnica sopraffina, un talento naturale che sfida ogni barriera. Di Natale non è uno da riflettori accecanti. Non è il protagonista delle prime pagine, eppure chi sa di calcio lo riconosce subito: ha il baricentro basso, la leggerezza degli aeroplanini, la concretezza di chi ha imparato a difendere il pallone come si difende la vita. La sua traiettoria ricorda quella di Vincenzo Montella, compagno di terra e di destino: entrambi partono da Pomigliano, entrambi cercano fortuna lontano, e trovano il trampolino a Empoli, una piccola piazza capace di credere nei sogni grandi. A Udine Totò trova la sua casa, il suo regno silenzioso. Lì, lontano dalle sirene dei grandi club, diventa un bomber implacabile, un punto fermo, un esempio. Segna, diverte, incanta. Al fantacalcio, chi scommette su di lui sa di aver trovato un tesoro: costa meno dei “grandi nomi”, ma regala molte più soddisfazioni. Di Natale è talento puro, ma è anche cuore immenso. Quando Piermario Morosini, suo compagno all’Udinese, muore improvvisamente lasciando sola la sorella disabile, Totò non esita: si prende cura economicamente e per sempre di lei, come se fosse parte della sua famiglia. Un gesto semplice, silenzioso, che racconta più di mille parole chi è Totò Di Natale. Nel parlare conserva il suo napoletano verace, la genuinità dello scugnizzo buono, la semplicità di chi non ha mai dimenticato da dove viene. E proprio per questo conquista: perché è autentico, sincero, vero. Oggi, mentre suo figlio rincorre il suo sogno tra i campi di Serie D, Totò Di Natale continua a rappresentare un modello raro: quello del campione che ha preferito la fedeltà alla gloria, l’essenza all’apparenza, il cuore al clamore. Perché nel calcio, come nella vita, non contano solo i trofei o i titoli sui giornali. Contano le persone. E Totò Di Natale resta uno di quei rari fuoriclasse che, anche senza clamore, ha saputo lasciare un segno incancellabile nella memoria di chi ama il calcio vero.