De Laurentiis, il burbero che aveva ragione: il Napoli vince il quarto scudetto

Pubblicato il 23 maggio 2025 alle ore 22:39

di PIERANTONIO LUTRELLI - Napoli ci credeva. Napoli ci sperava. Ma forse nemmeno il più ottimista dei tifosi avrebbe immaginato che, nel giro di tre anni, la squadra azzurra avrebbe issato al cielo per ben due volte il tricolore. Dopo la magia di Maradona negli anni ’80, è toccato al “presidente burbero”, Aurelio De Laurentiis, scrivere nuove pagine nella storia partenopea. Con lo scudetto 2025, sono quattro i titoli della storia azzurra: due con Diego, due con Aurelio. Eppure, non è stato un cammino lineare. De Laurentiis ha spesso diviso, più che unito. Ha mangiato allenatori come fossero antipasti domenicali, ha rivoltato le rose come calzini, ha fatto piazza pulita anche quando tutto sembrava andare bene. Spalletti se n’è andato da campione, eppure via. Garcia? Un lampo. Mazzarri-bis? Esperimento fallito. Ma lui, il presidente, ha sempre tirato dritto. Ostico, ruvido, impopolare, ma visionario. Dietro le smorfie e le polemiche, De Laurentiis ha costruito un impero con metodo e ossessione. Il terzo scudetto, quello del 2023 con Osimhen e Kvaratskhelia protagonisti, era stato accolto come una favola. Ma il quarto, conquistato con una rosa rivoluzionata e l’ennesimo tecnico nuovo in panchina, è il suggello della sua strategia. Chi lo criticava per il suo “cinema” – in tutti i sensi – oggi deve ammettere che la sceneggiatura era giusta. Ha rilanciato il settore giovanile, costruito una società sana e patrimonializzata, ha investito dove serviva e tagliato dove necessario. In un calcio italiano spesso convalescente, il Napoli di De Laurentiis è diventato un modello industriale e sportivo. Maradona rimane il santo laico, il fuoriclasse che ha dato i primi due tricolori. Ma oggi, in bacheca, ci sono altri due scudetti. Non portano la firma di un 10 argentino, ma quella di un produttore testardo che a modo suo ha riscritto la storia. E allora, volenti o nolenti: ha avuto ragione lui.